Capitolo 2 - Lo specchio dei ricordi

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    - Elros Inglorion - Capitolo 4 - Spettro che vaga

    Il discutere di Derost e del suo passato gli aveva fatto venire una nostalgia incredibile. Non tanto perché sarebbe voluto tornare a quei tempi, in cui la cosa di cui doveva maggiormente preoccuparsi erano dei viandanti che troppo ubriachi decidevano di sollazzarsi all'Ostello, allungando un po' troppo le mani in maniera non dovuta; mi direte che in un bordello si allungano a prescindere le mani, però da Madama Brunilde c'erano modi e modi di fare le cose e chi allungava le mani come un maleducato veniva allontanato in malo modo dal sottoscritto. Avevo consigliato più volte alla Madama di prendere delle guardie e di pagarle per la protezione e forse, ad avercele avute quella notte dove il giovane Airon venne a far casino e seminare morte, non mi troverei nelle Lande Selvagge a così tanti mesi di viaggio dall'oceano a parlare con un gigante della mia vita da Tritonide.
    Tornare nell'oceano era sempre stato un dubbio da quando avevo ripreso la memoria e anche quando non l'avevo e mi era stato informato da un'indovina di che razza facessi parte, avrei voluto avvicinarmi al mare in qualche modo.
    Tuttavia sarei potuto rientrare a contatto con la mia razza in modo molto più facile e veloce recandomi ad Untc oppure a Fosal: lì la razza tritonide in qualche modo ha dei limitati contatti con le razze terrestri... come negli stessi domini di Osper; il problema era che non sapevo ancora niente di questo tipo di informazioni. Tutto quello che mi ero limitato a fare per la mia breve vita da spettro, almeno fino al momento in cui ci troviamo, era quello di vagare per le lande selvagge e informarmi sul dove potessi vedere delle cose meravigliose, oppure allenarmi per cercare di uccidere vampiri e altre creature oscure.
    Sarà anche stata una magra consolazione e un modo spiccolo di spendere una seconda occasione così succulenta; insomma, chi mai sprecherebbe il tempo a vagare per posti semi-deserti, quando gli viene data una seconda vita e le capacità di uno spettro? Quello su cui mi sarei dovuto focalizzare sarebbe stato il vendicarmi di ciò che mi era successo, però, stranamente, quello che avevo deciso era di spendere del tempo sulla terra ferma per cercare di ripulirla da tutta l'oscurità che era presente. Forse era un comportamento riflesso dovuto al fatto che ero vissuto nei fondali oceanici per un sacco di tempo e lì, l'oscurità, non manca di certo. Non c'è un cielo blu da ammirare, oppure le stelle, o le candide nuvole che fanno da cornice a voli di uccelli e altre meraviglie.
    E' vero, per quanto riguarda gli animali e quel tipo di bestie forse i fondali oceanici sono un attimo più sbalorditivi della terra ferma - e lo dicevo anche dopo aver visto ben due draghi dal vivo - però tutto l'orizzonte di un tritonide è assolutamente il buio più totale. Un umano, oppure una razza che non è abituato a quel tipo di condizione, avrebbe visto solamente l'oscurità più totale, senza contare che non sarebbe mai potuto vivere sui fondali marini.
    Quindi alla domanda di Shar Khan sulla mia età non sapevo realmente rispondere; in effetti non sapevo nemmeno da quanto tempo ero uno spettro, avevo smesso di contare i giorni e non ricordavo la data della mia nascita, senza considerare che per me i giorni trascorrevano ormai tutti con la stessa indifferenza l'uno dall'altro.
    Quando sei già morto, non credo abbia molto più senso cercare di capire e contare quanti giorni ti mancano da vivere; si sapevo che persino le razze immortali come gli elfi lo facevano, ma essere già morti è tutto un altro paio di maniche, su questo potete credermi.

    Si è come mossi da una sorta di istinto recondito, che nemmeno tu sai spiegare, ma che ti manda avanti e ti spinge a fare cose che in qualche modo "devi" fare, come se non ci fosse un'alternativa o se ne dipendesse il tuo futuro; come parlare di futuro però quando si era già morti? Mi erano negate le maggiori felicità di essere vivo: il cibo, il respirare l'aria, il dissetarsi e anche se potevo comunque provare le emozioni la mia condizione era triste e solitaria come nessun altra; non avrei mai potuto trovare moglie o avere dei figli quindi che senso aveva, a quel punto, trovarsi ancora su quella terra. Senza contare il Piano Spirituale, ovvero quel posto dove - non sapevo ancora bene come definirlo - potevo entrare e uscire a piacimento scappando dalla realtà.
    Il piano spirituale era qualcosa che si sovrappone alla realtà stesse, ma nel quale i viventi non sono collegati. Avevo incontrato altri spettri fino a quel momento? No, assolutamente no, però non era un motivo per esserne tristi o meno.
    Io ero uno spettro affiliato alla luce, non avrei nemmeno immaginato di cosa sarebbe stato capace di fare uno spettro affiliato all'oscurità. Comunque, sarebbe stato il caso di rispondere a Shar Khan e di evitare di tenerlo in attesa troppo a lungo:

    « Non lo ricordo, a dirti tutta la verità. Da quando sono approdato sulla terra ferma ho dimenticato di contare i giorni e alla luce della mia impresa... non ha molto importanza tutto il resto. Quindi non saprei risponderti... però se dovessi tirare a indovinare, credo non molto più vecchio di trent'anni... »
    All'epoca non potevo sapere di averne, allo stato dei fatti, molto più di trecento invece. Il problema era che ero riapparso come spettro a Taigar saltando praticamente un'era. Però questo è un altro discorso, e ci arriveremo in futuro. Nel frattempo, io e Shar Khan ci dirigevamo verso Seemold, praticamente senza sapere entrambi dove andare e beh, senza avere un minimo indizio su come fare a capirlo.
    A confermare il mio pensiero, il gigante mi disse esplicitamente che sarebbe venuto con me... non che mi preoccupasse la cosa, ma mi chiedevo se quei testardi dei nani avrebbero fatto storie o meno a un gigante e uno spettro che cercano di entrare nella loro amata capitale. Forse avrei dovuto in qualche modo corromperli per farmi entrare o fose avrei dovuto solamente prenderli a calci in bocca fino a che non capissero che tenermi fuori dalle loro porte era inutile; oppure, ultima e semplice alternativa, mi sarei dovuto smaterializzare e sarei potuto riapparire praticamente all'interno di Seemold senza difficoltà.
    Era il modo che utilizzavo per infiltrarmi nei villaggi nel Rakenal, e avrebbe funzionato anche con la capitale dei nani. Insomma, poteva mai esserci una barriera tanto ampia - magica intendo - da costringermi in qualche modo a entrare fisicamente nella Capitale?

    « Seemold è rinomata per i fabbri che ci vivono. Sono sicuro che troverò qualcosa di utile per la mia caccia ai vampiri. Bisogna solo capire se ci faranno entrare o meno... ho sentito dire che i nani sono piuttosto schivi con gli estranei... »
     
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